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Le mosse della Cina

  • Immagine del redattore: Davide Saccani
    Davide Saccani
  • 15 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Da oggi 15 Aprile, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha iniziato il suo viaggio diplomatico nel Sud Est asiatico, che durerà 5 giorni e toccherà 3 paesi: Vietnam, Malaysia e Cambogia. Il motivo principale per cui è stato intrapreso questo tour è semplice, mostrarsi come un leader portatore di stabilità in un clima di crescente tensione, soprattutto commerciale, visto che il presidente americano Donald Trump ha imposto dei dazi sui prodotti di questi tre paesi rispettivamente 46%, 24% e 49%.


Il dazio in breve:

Brevemente, che cos’è un dazio? In questo caso, se il governo americano per esempio mettesse un dazio al 20% sui prodotti italiani, una persona negli Stati Uniti che volesse comprare dei beni provenienti dall'italia al costo di 25 euro, vedrà aggiunta al prezzo una tassa del 20% che comporrà il prezzo totale, quindi 30 euro. Questo dazio quindi scoraggerebbe i cittadini statunitensi a comprare i prodotti italiani, danneggiando la produzione e quindi l’economia italiana. Il dazio infatti è considerato una forte arma commerciale e diplomatica, ma anche a doppio taglio per lo stato che li impone, perché il prezzo finale non lo paga il governo, ma i cittadini, che si troveranno i prodotti stranieri costare di più.


Tra problemi e reazioni:

Dunque, tornando alle cifre imposte a Vietnam, Malaysia e Cambogia, si sta materializzando un grande rischio per l’economia e le industrie di questi Paesi. Le imprese di questa parte del Sud Est asiatico sarebbero incentivate a spostarsi negli Stati Uniti per evitare di non vendere più prodotti nel mercato americano.

In questo contesto la Cina vuole mostrarsi come il protettore delle loro economie, stabilendo legami commerciali più forti con questi tre Paesi, incentivando lo scambio di prodotti e riducendo quello con gli Stati Uniti, in modo da attrarli più verso l’orbita cinese. 

In questo momento anche la Cina si trova in un momento molto instabile e questo è causato da fattori sia interni che esterni. 

Tra questi si nota l’imposizione, da parte di Donald Trump, di dazi al 145% sui prodotti cinesi, cui Xi Jinping ha risposto con dei controdazi al 125%, si tratta di una vera e propria guerra commerciale che è la traduzione in concreto dell’atteggiamento che Donald Trump vuole assumere nei confronti della Cina, ovvero totale ostilità e cessazione della parziale dipendenza economico-produttiva statunitense da quella cinese.

Un’altra questione esterna riguarda il programma nucleare iraniano, nelle ultime settimane sta prendendo forma un possibile accordo nucleare tra Iran e Stati Uniti, in cui verrebbero negoziati possibilmente i limiti in cui le autorità iraniane potranno arricchire l’uranio e verrebbe stabilito il suo uso esclusivamente a scopo civile e non militare. La Cina ha fatto subito sapere che monitorerà da lontano i colloqui, con il timore che un accordo troppo a favore nei confronti degli Stati Uniti possa rendere l’Iran un alleato più debole per la Cina.

Un ultimo problema che la Cina si trova ad affrontare ultimamente proviene dal suo interno ed è il costante calo delle nascite, questo a lungo termine potrebbe portare ai problemi che riscontriamo oggi in Italia, ovvero pochi giovani, meno forza lavoro, quindi meno produttività e sviluppo.

Dunque per Xi Jinping c’è tutto l’interesse a rafforzare i legami che ha con i paesi del Sud Est asiatico detti sopra, sia per garantire alla Cina degli spazi di influenza economica e politica, sia per assicurarsi dei mercati in cui commerciare i propri prodotti, visto che per loro il quello statunitense ormai è fuori gioco.

In generale, negli ultimi tempi siamo stati abituati a vedere la Cina come un attore lontano, che osserva, quasi un terzo incomodo nel panorama globale. Ora è stato chiamato a reagire e le conseguenze le vedremo aspettando i prossimi mesi.


 
 
 

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